Vorrei parlare dell’opera
d’arte di Dubuffon, maestro dell’informale, dell’art brut ma
anche concettualista. L’opera in questione si chiama “Italia
2014”. Nella sua semplicità, nel suo ritorno alle origini, nel suo
rifiuto delle complicazioni artistiche e tecniche, nell’allontanare
la tecnologia, ecco che l’autore fotografa l’Italia in tre
momenti chiave, in tre grandi categorie che rappresentano il passato
ma soprattutto il presente dell’Italia. Lo sfondo è quello della
bandiera italiana, i tre colori si alternano in questa sorta di
trittico. Nella prima pala (verde) c’è chiaramente uno scambio di
denaro, una tangente, dei soldi che passano di mano. La tangente è
una metafora dell’Italia corrotta: dai clientes romani allo
scandalo della Banca romana di fine Ottocento per arrivare a
Tangentopoli, all’Expo, al Mose. Inoltre i soldi sono enormi,
sproporzionati: l’autore vuole rappresentare come il denaro sia
diventato troppo importante e invasivo nella vita delle persone e
delle società. Nella seconda pala(bianca) c’è la Torre di Pisa
che rappresenta l’arte in Italia, il bello del paese, le grandi
ricchezze monumentali, paesaggistiche, architettoniche, storiche e
umane che l’Italia ha e ha sempre avuto. Ma la Torre di Pisa ha
intorno a sé il nulla, e qui c’è un’esplicita critica a come
l’Italia non riesce a valorizzare le sue enormi bellezze. Nella
terzo pala (rossa) c’è uno schema calcistico, il 4/1/4/1 che
l’Italia gioca al Mondiale brasiliano. Il calcio quindi come grande
passione (non a caso il colore di sfondo è il rosso passione) di un
popolo, come metafora collettiva di un paese. Da notare come il segno
che corrisponde all’attaccante centrale, Balotelli, sia
compenetrato nel punto esatto in cui viene battuto il centrocampo
come a voler dire che Balotelli mediaticamente, è il centro di
gravità intorno al quale gira tutta l’Italia.
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